Il bombardino viene dalla Val d’Aosta: “Può essere utile per combattere il freddo in alta quota” garantisce un sito che non citeremo per evitare una sconveniente pubblicità. Consigliatissimo anche il classico vin brulé e il meno conosciuto parampampoli, creato in Valsugana negli anni Cinquanta del secolo scorso. Fino al bicerin, giudicato “la bevanda perfetta”. C’è poco da fare: che bere alcolici possa aiutarci a difenderci dal freddo è una convinzione dura a morire. Ne parla il sito d’informazione medico-sanitaria dottoremaeveroche.it.
Un articolo di Fabio Ambrosino (Pensiero Scientifico Editore)
Questo è un articolo tratto da dottoremaeveroche.it. Il sito offre alla popolazione un’informazione accessibile, scientificamente solida e trasparente, e ai Medici strumenti comunicativi nuovi. Dottoremaeveroche.it collabora regolarmente con l’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano per pubblicare e divulgare informazioni sanitarie.
Dottore, l’alcol protegge dal freddo?
“No: l’alcol provoca dilatazione dei vasi periferici, cutanei”, risponde Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia. “Per effetto di questa vasodilatazione la pelle si arrossa, si riscalda con la comparsa di sudore. Si ha una conseguente sensazione di calore, ma è solo una sensazione. In realtà, si ottiene il risultato opposto e cioè un progressivo raffreddamento dell’organismo per dispersione di calore dovuta alla vasodilatazione periferica. Non a caso, molte persone senza fissa dimora muoiono assiderate dopo aver bevuto alcolici, proprio a causa dell’importante dispersione di calore” [1].
Per proteggersi dal freddo e per cercare di mantenere costante l’equilibrio termico, spiega il sito dell’Istituto Superiore di Sanità, “il nostro corpo ha invece bisogno di attivare il meccanismo contrario: la vasocostrizione. Grazie ad essa, i vasi sanguigni si restringono, la circolazione sanguigna sulla superficie cutanea rallenta, il flusso di sangue si sposta verso gli organi interni importanti (cuore, cervello, polmoni, fegato) diminuendo la perdita di calore verso l’esterno. Ė dunque tutto ciò a determinare una situazione di maggior benessere termico, non l’alcol” [2].
Le informazioni che troviamo sul sito della Cleveland Clinic – un importante centro di cura e ricerca statunitense – vanno diritte al punto, come si suol dire: “In pratica, [bevendo alcolici] si accende il radiatore per inviare il calore nell’ambiente. Potreste sentirvi caldi, ma questo crea una situazione pericolosa. Se da un lato può aiutare a prevenire i congelamenti alle dita, dall’altro l’invio di sangue alla pelle lo sottrae al cuore, agli organi vitali e al cervello. Di conseguenza, la temperatura corporea si abbassa [3].”
Ma durante una bella sciata un liquore può darmi “un pieno di energia”?
Nel passato era un’abitudine abbastanza diffusa, ma anche oggi talvolta ci sentiamo offrire un superalcolico con l’obiettivo di “dare energia”. “Il cosiddetto cordiale” precisa Testino “non migliora assolutamente la performance del nostro cuore. In realtà anche bassi dosaggi di alcol favoriscono l’ipertensione arteriosa e la comparsa di aritmie. Soprattutto la fibrillazione atriale”. Quindi, attenzione: l’aumento dei valori della pressione e le alterazioni del ritmo cardiaco sono due fattori di rischio importanti per la nostra salute. E i dati sulla relazione tra alcol e fibrillazione atriale sono allarmanti [4].
Senza contare poi l’impatto sulla forza muscolare, anch’esso negativo. “Le capacità cerebrali e motorie sono da subito ridotte: l’etanolo, inoltre, ha un’azione tossica e dannosa diretta sulle fibre muscolari” [1]. Anche la sosta al rifugio dopo lo sci – o comunque l’aperitivo al caldo dopo lo sport insieme agli amici – può alterare negativamente la normale funzione immunoendocrina, il flusso sanguigno e la sintesi proteica, al punto da compromettere il recupero dalle lesioni muscolari scheletriche [5]. A proposito del bere dopo lo sport, anche il famoso “terzo tempo” che può far seguito alle partite di rugby non è un’abitudine consigliabile: incide sulla forma degli atleti e, se si alza eccessivamente il gomito, possono essere necessari due giorni per riprendersi dopo la bevuta [6].
Un gruppo di autori italiani ha effettuato uno studio retrospettivo sulle banche dati di diversi ospedali nella vasta area delle Dolomiti, andando a verificare il tipo di trauma conseguente a incidenti durante l’attività sciistica e di snowboarding [7]. Ebbene, anche se le cause principali degli incidenti erano l’elevata velocità, l’eccessiva stanchezza, gli errori tecnici e le cattive condizioni atmosferiche, è stato spesso riscontrato l’abuso di alcol nelle analisi degli sciatori che avevano subito l’incidente: il 43% dei pazienti incidentati aveva concentrazioni di alcol eccessive nel sangue. Questa evidenza è stata confermata anche da studi condotti in altre nazioni, come gli Stati Uniti [8].
Beh, certo che a vedere come qualcuno si comporta sulle piste qualche dubbio viene…
Infatti, ma è soprattutto chi va sullo snowboard ad avere tendenzialmente una maggiore probabilità – come dire? – di tenere comportamenti potenzialmente rischiosi e a eccedere nel consumo di alcolici, trascurando i pericoli per sé e per gli altri. Sembrano confermarlo i risultati di uno studio di ricercatori del dipartimento di Scienza dello sport dell’università austriaca di Innsbruck [9].
Però, una bella birra fresca in montagna può aiutare almeno a recuperare un po’ di liquidi?
Al contrario, più si beve, più frequentemente si avrà bisogno di andare in bagno. L’alcol inibisce alcuni dei sistemi che regolano la diuresi, causandone l’aumento: questo può addirittura accelerare la disidratazione [3], fino al punto di esporre al rischio di ipotermia [10].
A questo riguardo, un ultimo consiglio: chiunque si trovasse in una condizione di ipotermia – magari durante una gita o un’escursione in montagna – dovrebbe essere assistito tenendo presenti poche regole principali:
- Rimuovere gli indumenti bagnati;
- Non frizionare la cute;
- Coprire con una coperta e spostare nel luogo più mite raggiungibile;
- Non dare bevande alcoliche né contenenti caffeina [11].
Autore
Fabio Ambrosino ha conseguito un master in Comunicazione della Scienza presso la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (SISSA) di Trieste. Dal 2016 lavora come Web Content Editor presso Il Pensiero Scientifico Editore/Think2it, dove collabora alla creazione di contenuti per siti di informazione e newsletter in ambito cardiologico. È particolarmente interessato allo studio delle opportunità e delle sfide legate all’utilizzo dei social media in medicina.
Bibliografia
- 1 . Testino G. “Alcol, bugie e verità”. Roma: Il Pensiero Scientifico Editore, 2013
- 2 . Istituto Superiore di Sanità. “Bere alcol aiuta a scaldarsi?”. ISS Salute 2019; 28 marzo. Ultimo accesso 19 dicembre 2022
- 3 . Cleveland Clinic. “Having a cold one out in the cold: 5 safety tips”. 25 gennaio 2019. Ultimo accesso 18 dicembre 2022
- 4 . Voskoboinik A, Prabhu S, Ling LH, et al. “Alcohol and atrial fibrillation: a sobering review”. J Am Coll Cardiology 2016;68(23):2567-76
- 5 . Barnes MJ. “Alcohol: impact on sports performance and recovery in male athletes”. Sports Medicine. 2014 Jul;44(7):909-19
- 6 . Prentice C, Stannard SR, Barnes MJ. “Effects of heavy episodic drinking on physical performance in club level rugby union players”. Journal of science and medicine in sport 2015;18(3):268-71
- 7 . Gaudio RM, Barbieri S, Feltracco P, et al. “Impact of alcohol consumption on winter sports-related injuries”. Medicine, Science and the Law 2010;50(3):122-5
- 8 . Basques BA, Gardner EC, Samuel AM, et al. “Injury patterns and risk factors for orthopaedic trauma from snowboarding and skiing: a national perspective” Knee surgery, sports traumatology, arthroscopy 2018;26(7):1916-26
- 9 . Niedermeier M, Ruedl G, Burtscher M, Kopp M. “Injury-related behavioral variables in alpine skiers, snowboarders, and ski tourers—A matched and enlarged re-analysis”. International journal of environmental research and public health 2019;16(20):3807
- 10 . O’ Connor A. “The claim: Drinking makes you warmer during the winter”. New York Times 2008; 1 gennaio. Ultimo accesso 18 dicembre 2022
- 11 . Peiris AN, Jaroudi S, Gavin M. “Hypothermia”. JAMA 2018; 27 marzo. Ultimo accesso 19 dicembre 2022
Importante da sapere: I singoli articoli del blog dell’Istituto di Medicina Generale e Public Health di Bolzano non vengono aggiornati. Il contenuto si basa su ricerche e prove scientifiche disponibili al momento della pubblicazione. Le informazioni sanitarie online non possono sostituire un consulto medico personale. Le consigliamo di consultare il Suo Medico di Medicina Generale per eventuali problemi di salute. Ulteriori informazioni…